NewsEndocrinologia, visita importante per valutare i disturbi alle ghiandole che producono ormoni

Endocrinologia, visita importante per valutare i disturbi alle ghiandole che producono ormoni

Pubblicato il: 04 Maggio 2021 alle 19:05

Conosciamo la dottoressa Federica Saponaro del poliambulatorio dell'Istituto Calabrese di Lecce, specialista anche in osteoporosi: "L'eccessiva stanchezza, la caduta dei capelli e le unghie che si sfaldano possono essere sintomi di problemi alla tiroide". Da tenere sotto controllo anche le ossa: "Con il tempo perdono buona parte del loro contenuto minerale, in particolare i sali di calcio e diventano appunto porose e molto fragili e per questo sono soggette facilmente a frattura".

LECCE – Endocrinologia e osteoporosi restano universi sconosciuti per la maggior parte della popolazione, eccezione fatta per i disturbi alla tiroide di cui, negli ultimi tempi, si parla spesso in tv. Nell'istituto Calabrese di Lecce c'è un ambulatorio dedicato affidato da un anno alla dottoressa Federica Saponaro, ricercatrice in Endocrinologia presso l'Università degli Studi di Pisa, uno dei poli di eccellenza in materia, dopo aver conseguito la laurea nel 2007 alla Scuola superiore Sant'Anna con successivi specializzazione e dottorato di ricerca. Saponaro è anche componente del consiglio direttivo della Società italiana di Osteoporosi (Siommms).

 

Dottoressa, chi è e cosa fa l'endocrinologo?

"L'endocrinologo è un medico che studia e cura il sistema endocrino, valutando a tutto tondo le ghiandole a secrezione interna il cui prodotto viene immesso direttamente nel sangue, vale a dire gli ormoni, e i disturbi che possono esserci. Tra i quali, quelli alla tiroide".

A cosa serve la visita endocrinologica?

"Va detto innanzitutto che si tratta di una visita non invasiva e quindi assolutamente indolore finalizzata a monitorare eventuali disturbi o malattie alle ghiandole che producono gli ormoni: oltre alla tirodie, ci sono l'ipofisi, gli apparati riproduttivi, quindi le ovaie, i testicoli i surreni e il pancreas. La visita, inoltre, è importante anche ai fini del metabolismo del calcio".

Quando viene consigliata la visita endocrinologica? C'è un'età in particolare?

"Non c'è un'età da cui partire. La visita viene consigliata nel momento in cui ci sono segnali costituiti dalla caduta dei capelli, dallo sfaldamento delle unghie e dall'eccessiva stanchezza. Solitamente ci si rivolge al medico curante e questi, a sua volta, indirizza il paziente all'endocrinologo. Lo stesso avviene nei casi di pazienti per i quali ci sono situazioni di familiarità: la visita dall'endocrinologo è importante".

Per quale motivo, secondo lei, la maggior parte dei pazienti è ancora timorosa?

"Perché la parola endocrinologia effettivamente è poco chiara. Sta al medico spiegare, nella maniera più semplice possibile, di cosa si tratta. Non è un caso che, nel momento in cui si è iniziato a parlare di tiroide, la tiroide non sia più una sconosciuta e i pazienti hanno iniziato a fare domande per sapere e a chiedere appuntamenti per le visite".

A proposito di tiroide, quali sono le cause principali di nodularità tiroidea?

"Nelle zone di mare come la Puglia, non mancano i casi di nodularità tiroidea perché c'è poco iodio nelle falde acquifere e la scarsa presenza di iodio è fra le cause che ne spiegano l'aumento. Lo iodio non si respira, ma va assimilato attraverso una dieta sana ed equilibrata anche da bambini. La carenza di iodio, può portare al cosiddetto cretinismo, la sindrome da deficit congenito di iodio".

Lo iodio non si respira: sfatiamo un mito, quindi?

"Sì. Lo iodio è un micronutriente e va assimilato, tanto è vero che, negli ultimi anni, si consiglia di usare il sale iodato con moderazione e questo, indipendentemente dall'età o dal sesso".

Ci sono patologie più frequenti in determinate fase d'età?

"Per le giovani donne che rientrano nella fascia compresa fra 15 e 20 anni, le patologie più frequenti sono quelle della tiroidite autoimmune, un processo infiammatorio della ghiandola tiroide dovuto alla produzione di anticorpi e linfociti diretti contro la ghiandola stessa, la cui causa non è nota. E ci sono anche casi di ipo e ipertiroidismo: nel primo caso, la tiroide secerne gli ormoni in una quantità che non è sufficiente, nell'altro succede l'esatto contrario.

Per le donne, inoltre, risulta diffusa la sindrome da ovaio policistico che comporta una irregolarità nel ciclo mestruale, in aumento del peso e cisti ovariche. Dai 40 ai 60 anni, è possibile che vi sia la presenza di un gozzo nodulare associato a un'alterazione della funzionalità tiroidea".

Lei si occupa anche di osteoporosi, malattia che indebolisce le ossa. C'è un nesso tra osteoporosi ed endocrinologia?

"Sì. L'osteoporosi è una malattia che riguarda le ossa che perdono buona parte del loro contenuto minerale, in particolare i sali di calcio, e diventano appunto porose e molto fragili e per questo sono soggette facilmente a frattura. Quello che non si sa, invece, è che questo può dipendere da carenze ormonali ecco quindi il legame tra osteoporosi ed endocrinologia. Tra l'altro per l'osteoporosi è fondamentale il metabolismo fosfo calcio ed è necessario tenere sotto controllo un eventuale deficit da vitamina D. Tale deficit può essere collegato sia a malattie cardiovascolari che e, secondo studi recenti, è anche un fattore di rischio per l'esposizione a contagio da Covid".

Ci sono sintomi, vale a dire campanelli d'allarme per l'osteoporosi?

"Non ci sono sintomi particolari e per arrivare alla diagnosi è necessario procedere con esami specifici: nell'ambulatorio dell'istituto Calabrese di Lecce eseguiamo la densitometria ossea con ultrasuoni. Si tratta di un esame che consente di sapere la quantità di calcio e quindi lo stato di salute delle ossa".

Che relazione c'è tra il deficit di vitamina D e il contagio da Covid?

"Innanzitutto bisogna ricordare che la vitamina D, anche se si chiama così, è a tutti gli effetti un ormone. Sulle relazioni tra questo ormone e la possibilità di contagio da Covid 19 ci sono state una serie di ricerche, i cui risultati hanno messo in evidenza che nei pazienti in cui è stata riscontrata una carenza da vitamina D, è più alto il rischio di essere esposti al contagio del virus e, nei casi in cui il contagio ci sia stato, maggiore è la probabilità che ci sia un esito sfavorevole. In altri termini, è stato messo in evidenza che il deficit da vitamina D può essere causa di suscettibilità al virus".

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