Il neurologo dell'Istituto Oncologico Salentino Giovanni Caggia: "la Stimolazione magnetica transcranica è una tecnica indolore e non invasiva, ben accettata dai pazienti finiti nel vortice della droga o del gioco d'azzardo".
LECCE – Via libera dall'Europa all'impiego della Stimolazione magnetica transcranica (TMS) per il trattamento delle dipendenze, come quella dalla droga o dal gioco d'azzardo, e dei disturbi ossessivo compulsivi. Si tratta di un'importante opzione terapeutica, disponibile presso l'Istituto Calabrese di Lecce, struttura accredita al Sistema sanitario nazionale.
Caggia – Calabrese: una collaborazione
L'istituto Calabrese ha già investito e acquistato un macchinario innovativo che consente la stimolazione magnetica transcranica, materia che da anni è oggetto di studi del neurologo Giovanni Caggia. In Italia è stato il precursore della TMS, il cui funzionamento si basa sulla legge di Faraday, meglio nota come legge sull'induzione elettromagnetica.
L'approvazione da parte dell'Europa, dopo l'esperienza americana iniziata nel 2008
"La notizia dell'approvazione da parte dell'Europa è abbastanza recente, l'ho letta qualche giorno fa e la ritengo molto importante", dice Caggia.
"Il trattamento delle dipendenze da sostanze stupefacenti, alcol gioco, si va ad aggiungere alla cura della depressione. In America, già nel 2008 c'è stato questo riconoscimento dalla FDA (Food and Ddrug Amministration, ndr), il più importante ente in materia di salute. È evidente, quindi, che si tratta di un trattamento estremamente sicuro che, tra l'altro, è indolore e non invasivo, per cui non provoca alcun fastidio al paziente", sottolinea il neurologo.
Le dipendenze da droga, alcol e gioco, e i disturbi alimentari dalla bulimia all'anoressia
"Il discorso delle dipendenze è molto diffuso in Italia, sia per le sostanze che per il gioco. Lecce, solo per fare un esempio, è la seconda città in proporzione, per gente che ha il disturbo da gioco d'azzardo. Quanto ai disturbi, il capitolo è ampio, dal momento che vanno compresi anche quelli alimentari, come l'anoressia e la bulimia: entrambe possono essere trattate con la stimolazione magnetica transcranica", dice Caggia. Il neurologo, infatti, ha già preso in cura pazienti che soffrono di bulimia e anoressia.
"Ad oggi però c'è un problema", tiene a sottolineare. "Da un lato, c'è una vastissima letteratura sull'impiego di questo trattamento per la cura dei disturbi, ma dall'altro si assiste a una certa ritrosia di colleghi neurologi e psichiatri, sono spesso legati a un approccio di tipo solamente farmacologico".
E questo ha certamente ripercussioni sui pazienti. "Prendiamo in considerazione, ad esempio, il discorso della depressione: è possibile che ci siano stati mesi e mesi, se non anni, di terapia farmacologia, ma con risultati non buoni. Ho visto pazienti che hanno assunto antidepressivi per 3-4 anni, ma è sbagliato: ci sono precise linee guida secondo cui, se la terapia depressiva dopo 3 o 4 mesi non funziona, va cambiata".
Il retaggio culturale, quindi, rallenta il ricorso alla stimolazione magnetica transcranica.
I disturbi neurologici e psichiatrici dovuti a malfunzionamento di alcune aree cerebrali
"Va sottolineato che moltissimi disturbi neurologici e psichiatrici sono dovuti al malfunzionamento di alcune aree cerebrali, aree che sono interconnesse attraverso circuiti, per cui è possibile andare a incidere sul loro cattivo funzionamento e lo si può fare con il ricorso a tecniche di neurostimolazione. Tecniche indolori e non invasive e, proprio per questo, ben accettate dal paziente", dice Caggia.
"Il disturbo ossessivo compulsivo è psichiatrico ed è molto difficile da trattare soprattutto dal punto di vista farmacologico", afferma lo specialista dell'Istituto oncologico Calabrese. "La maggior parte dei pazienti che ho trattato veniva da una storia di fallimento dal punto di vista farmacologico. Detto in altri termini, non avevano ottenuto alcun risultato. Associando la stimolazione magnetica transcranica e la psicoterapia si può ottenere un miglioramento come documentato dalla letteratura scientifica, in modo particolare quella americana. Sia chiara una cosa: nessuno dice che l'approccio farmacologico non serva, ma a volte ci possono essere e ci sono approcci diversi, alternative terapeutiche importanti e la stimolazione transcranica è una soluzione laica".
Né sono da sottovalutare le conseguenze dell'uso prolungato di anti depressivi. "Presi per tantissimo tempo, possono procurare una serie di effetti collaterali anche importanti".
Le dipendenze da gioco e droga interessano le stesse aree cerebrali: corteccia pre frontale e dorso laterale
La stimolazione transcranica può essere usata anche per curare la la dipendenza da gioco d'azzardo. "Nel Dsm 5 che è un manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, con una classificazione, oltre a quello che gli americani dicono abuso di sostanze stupefacenti, c'è la dipendenza dal gioco d'azzardo. Fra droga e gioco non ci sono differenze: sono interessante le stesse aree cerebrali, soprattutto la corteccia pre frontale e dorso laterale di sinistra. Con un impatto importante oltre che sul paziente, sui familiari".
Gioco d'azzardo che non significa solo acquisto compulsivo di gratta e vinci, ma gioco on line e scommesse sportive.
Altra dipendenza importante è quella dalla droga. Diffuso risulta il consumo di cocaina, stando a quanto è stato documentato dalle ultime inchieste condotte in Puglia, dal Gargano al Salento.
"La dipendenza dalla cocaina è certamente diffusa, ma c'è una percezione diversa rispetto a quella da eroina", dice Caggia. "L'assunzione di cocaina coinvolge più strati sociali, molto spesso a farne uso sono i giovani professionisti, anche chirurghi che si buttano nel lavoro, hanno bisogno di caricarsi e lo fanno con la cocaina".
"È dimostrato scientificamente che, con il passare del tempo, provoca alterazioni organiche in alcune aree cerebrali, una sorta atrofia, soprattutto della corteccia prefrontale e dorso laterale di sinistra. Lo dicono i risultati delle risonanze magnetiche: dimostrano un assottigliamento della corteccia cerebrale", spiega.
"Può esserci anche una doppia dipendenza: cocaina e alcol. La
stimolazione magnetica transcranica è uno strumento efficace, ma naturalmente va tutto inserito in un programma di approccio che non può prescindere da quello psico-pratico".
La stimolazione magnetica transcranica agisce sul craving e sulla riattivazione della corteccia pre frontale
Come agisce la stimolazione magnetica transcranica? "Il trattamento va ad agire sulla riduzione del cosiddetto craving, ossia del desiderio. Non solo. Si è visto con studi di risonanza magnetica funzionale che la corteccia pre frontale, è ipofunzionante cioè funziona meno rispetto a quello che dovrebbe fare fisiologicamente. La stimolazione magnetica, quindi, ha effetti anche in termini di riattivazione sull'area cerebrale che è quella implicata negli aspetti decisionali, nel desiderio, nel meccanismo compulsivo di ricerca della sostanza".
L'ideale sarebbe coniugare la TMS con la psicoterapia. "Uno degli aspetti più semplici dell'approccio psicoterapico che non è solamente la terapia cognitivo-comportamentale, è insegnare al paziente come comportarsi durante il craving che non dura tutta la giornata: ci sono episodi di circa 10 -15 minuti, quindi lo psicoterapeuta può insegnare cosa fare e in che modo", spiega Caggia.
"L'approccio psicoterapico può essere utile per capire le radici e il motivo per cui si ricorre alle sostanze. La stimolazione magnetica aiuta a ridurre il craving e resetta, anche se il termine non è molto scientifico, alcune aree cerebrali ed è, quindi, un validissimo aiuto per cercare di uscire da qualsiasi tipo di dipendenza.
Può anche essere usato come trattamento per la cura dell'insonnia.
"In alcuni pazienti ho anche associato la cannabis terapeutica, soprattutto usando varietà a medio contenuto di Thc (tetraidocannabinolo, il principio attivo, ndr) che ha effetto molto rilassante e quindi può aiutare a correggere lo stato di ansia e migliorare il sonno", spiega il neurologo. "Questo anche con pazienti che soffrono di malattie auto degenerative, come Alzheimer. Nella maggior parte dei casi, vengono trattati con anti psicotici che hanno l'effetto di peggiorare il decadimento cognitivo".